I cavalieri della montagna
«I Cavalieri della Montagna» è un libro d'azione, e come tale non può permettersi il lusso di offrire pagine di levigata letteratura o di acrobatismo cerebrale. È un romanzo strettamente «nostrano» con personaggi, episodi e paesaggi strappati crudamente dal vero e trasformati in vocaboli, così alla brava, senza abbellimenti, né tentativi magici.
Si voglia dunque leggerlo con spirito semplice e cuore aperto indulgendo, là dove occorra, al suo Autore che, rivelando al pubblico una pagina ancora inedita e vissuta di passione italica, ha voluto ricordare alla giovinezza della Patria nuova — mediante una efficace forma comunicativa quale il romanzo di avventure — l'epopea gloriosa che ha dato inizio all'Era Fascista.
SANDRO PRADA
Dotato di un’attitudine mistificatrice e mutevole e di una natura assai propensa ad autoincensarsi, esperto in attribuzioni postume, tanto di titoli nobiliari strampalati quanto di improbabili appartenenze accademiche e professionali e perfino Duca di un ducato che non esiste, quello di Vettafiorita, Sandro Prada (1904 – 1988) è dunque in possesso di tutte le caratteristiche necessarie per essere un buon narratore, benché delle sue opere siano rimaste relativamente poche tracce.
Fu editore di libri e riviste nonché scrittore di romanzi e di resoconti alpinistici e biografo-agiografo di Guido Rey. Compare tra i soci fondatori del GISM - Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. In prima battuta apertamente fascista, si riconvertì in seguito ad un generico spiritualismo, nostalgico e, per certi versi, proto-ecologista.
Fece suo l’altisonante motto dell’Ordine del Cardo, “Nemo me impune lacessit”, al punto di farlo dipingere in bella vista sulla parete dell’Eremo di San Salvatore a Casorezzo, dove abitava.